I vermi zombie non si possono più nascondere

Osedax mucofloris, specie vivente in nord Atlantico, estratto dal substrato osseo nel quale vive per mostrare l’apparato “radicale”. Questi tessuti si estendono dentro le ossa di balena per estrarre il collagene di cui si nutrono i simbionti eterotrofi di Osedax.

Dopo il ritrovamento di una carcassa di balena fossile con resti di una whale-fall community (WFC) a Orciano Pisano (Dominici et al. 2009, Danise et al. 2010), con ossa troppo bioerose per consentire lo studio dei caratteri diagnostici lasciati dal verme mangia-ossa Osedax, si è pensato di procedere allo studio di altri reperti provenienti dalla stessa località e conservati nel Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze (MSN-FI). La collezione paleontologica donata dal naturalista Roberto Lawley nel 1875 comprendeva ossa con tracce simili a quelle riconosciute in ecosistemi moderni e lasciate da Osedax. Lo studio di alcuni esemplari intrapreso nel 2010 da Nicholas Higgs dell’Università di Leeds (UK), in collaborazione con MSN-FI e Natural History Museum di Londra (NHM), ha fornito ottimi risultati consentendo di espandere la conoscenza delle WFC in Mediterraneo. Ora sappiamo che vermi mangia-ossa, ancora ignoti negli ecosistemi attuali del Mare Nostrum, erano presenti circa 3 milioni di anni fa in quello che si configurava come il paleo-Arcipelago Toscano. Una ragione in più per insistere e spingere le autorità e i centri di studio a collaborare per promuovere ricerca e sperimentazione attraverso l’affondamento controllato di carcasse (vedi post precedenti).

Radio di Ziphiidae della collezione Lawley con tracce lasciate da anellidi siboglinidi (4 gallerie nell’area indicata dal rettangolo e altre tre indicate da croci e numeri)

I vermi-zombie, come sono stati definiti sul web dal NHM (Bone-eating zombie worms can no longer hide), appartenenti al genere Osedax (=mangia-ossa) sono stati descritto per la prima volta pochi anni fa grazie a studi condotti al largo della California (Rouse et al. 2004). Tracce della loro attività sono state poi riconosciute in ossa fossili dell’Oligocene, per confronto con ossa attuali (Kiel et al. 2010). Il rinvenimento delle stesse tracce, oggi note col nome di Osspecus nella paratassonomia icnologica (Higgs et al. 2011), in resti pliocenici del Mediterraneo permette di estendere alle medie latitudini il range paleobiogeografico dei vermi siboglinidi tipici delle WFC. Mettendo insieme resti fossili e resti attuali abbiamo oggi la ragionevole certezza che anche in Mediterraneo esistano WFC analoghe a quelle  studiate in Atlantico e Pacifico a latitudini maggiori.

Radiografia in microscan del radio di Ziphiidae della collezione Lawley. Riconoscibili le tracce di Osedax in sezione (icnogenere Osspecus) PHOTO HIGGS

La notizia dei risultati dello studio di Higgs e collaboratori, pubblicato nella rivista Historical Biology, è stata rilanciata da Nature (Ancient whales were worm food) e sul web da Science Daily (‘Zombie’ worms found in Mediterranean fossil), oltre che nel sito web del Natural History Museum (Bone-eating zombie worms can no longer hide),  con grande risonanza nel panorama scientifico internazionale.

 

Bibliografia

Danise S., Dominici S. & Betocchi U. (2010). Mollusk species at a Pliocene shelfal whale-fall. Palaios 25, 449-456.

Dominici S., Cioppi E., Danise S., Betocchi U., Gallai G., Tangocci F., Valleri G. & Monechi S. (2009). Mediterranean fossil whale falls and the adaptation of mollusks to extreme habitats: Geology 37, 815–818.

Higgs N.D., Little C.T.,  Glover A.G., Dahlgren T.G., Smith C.R. & Dominici S. (2011). Evidence of Osedax worm borings in Pliocene (~3 Ma) whale bone from the Mediterranean. Historical Biology 24, 269-277.

Kiel S., Goedert J.L., Kahl W.-A. & Rouse G.W. (2010). Fossil traces of the bone-eating worm Osedax in early Oligocene whale bones. Proceedings of the National Academy of Science 107, 8656–8659.

Rouse G. W., Goffredi S. K. & Vrijenhoek R. C. (2004). Osedax: Bone-eating marine worms with dwarf males: Science 305, 668–671.